Vaccinazione anti-HPV da riprendere al più presto. Non solo Covid-19

Vaccinazione anti-HPV, tra le molte prestazioni ospedaliere rallentate dal Covid-19. I ginecologi ne chiedono la veloce ripresa.
La pandemia da Covid-19 ha causato una pressione molto forte sul nostro sistema sanitario nazionale, ed è stato necessario riorganizzare l’assistenza territoriale e quella ospedaliera.
A causa della sospensione delle attività vaccinali durante il lock-down, anche le vaccinazioni anti-Papilloma virus (HPV, acronimo di Human Papilloma Virus) sono state sospese. Tuttavia, ritardare o bloccare la vaccinazione e la prevenzione comporta il rischio di aumentare le lesioni correlate all’HPV, compresi i tumori.
Il trend sulle coperture vaccinali anti-HPV era già negativo prima della pandemia, come dimostrano i dati pubblicati sul sito del Ministero della Salute aggiornati al 31 dicembre 2018. Nelle ragazze, i dati sulla coorte 2006 si assestano al 61,7% per la prima dose e al 40,3% per il ciclo completo, confermando l’andamento negativo delle rilevazioni per l’ultima coorte di chiamata attiva. Nei ragazzi, nella coorte 2006, si rilevano coperture del 24,1% per la prima dose e del 19,3% per il ciclo completo.
“È fondamentale riprendere la vaccinazione anti-HPV e la prevenzione per il cancro del collo dell’utero; non posporre nel tempo diagnosi importanti che riguardano i precursori del cancro della cervice uterina e dell’apparato genitale femminile e maschile” – evidenzia il dr. Carlo Maria Stigliano, Segretario Nazionale AOGOI – Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani. Si tratta di prevenire l’insorgenza non solo di malattie sessuali molto fastidiose ma soprattutto di tumori pericolosi come quello del collo dell’utero, del pene e dell’ano”.
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